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HIV - Patogenesi dell ' AIDS

di Levy  • 2008  • dettagli prodotto

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DESCRIZIONE

PRIMA EDIZIONE ITALIANA CONDOTTA SULLA TERZA DI LINGUA INGELSE A CURA DI MARIO CLERICI E GIULIANO RIZZARDINIL’epidemia da HIV è stata l’ultima vera pandemia del XX secolo e, purtroppo, rimane anche la prima vera pandemia del XXI secolo. Infatti, anche se per motivi extra-scientifici l’AIDS è passato di moda, è indispensabile ricordare che gli ultimi dati del WHO indicano come la prevalenza d’infezione da HIV nel mondo superi i 40 milioni, che quasi 5 milioni di uomini muoiano ogni anno di AIDS, che si verifichino circa 15.000 casi d’infezione al giorno, che vi siano oltre 15 milioni di orfani di almeno un genitore a causa dell’AIDS e, infine, che l’incidenza d’infezione con HIV è in rapida, vertiginosa crescita anche in molti paesi occidentali. L’AIDS non è più di moda perché si è diffusa l’erronea, fallace credenza che questa sia una malattia ormai facilmente curabile. Se da un lato ciò riflette gli straordinari risultati raggiunti grazie alla ricerca farmacologica, dall’altro questa affermazione trascura la realtà dei fatti: la malattia è trattabile, non è curabile. Inoltre, i farmaci sono gravati da importanti effetti collaterali. In definitiva: di AIDS si continua a morire. La scarsa attenzione oggi riservata al problema AIDS oltre che del tutto sbagliata è, in un certo senso, assai neo-colonialista quando si pensi che la stragrande maggioranza dei pazienti vive in zone del pianeta dove l’accesso ai farmaci è minimo. Anche se volessimo ignorare i 12 milioni di orfani che l’AIDS ha provocato a tutt’oggi nella sola Africa, non possiamo evitare di preoccuparci al pensiero che molti di essi andranno necessariamente ad alimentare le ondate migratorie verso i paesi europei, che già vivono una situazione di emergenza sociale per quel che riguarda l’immigrazione proveniente dal sud del mondo.Dal punto di vista sociale, scientifico, clinico la pandemia di AIDS è un ciclone del quale solo oggi, dopo quasi 30 dalla descrizione dei primi casi, cominciamo a capire gli effetti. L’AIDS ha rivoluzionato il rapporto medico/paziente trasformando il paziente da soggetto passivo, a partner attivo ed informato del processo diagnostico e terapeutico. L’AIDS ha politicizzato la malattia, stimolando la creazione di potenti lobbies formate da pazienti e familiari di pazienti. La pandemia di AIDS ha anche dato visibilità alla comunità omosessuale, che ha saputo elaborare i tremendi lutti che l’hanno colpita per rivendicare una sua piena dignità. L’AIDS ha creato la figura dello scienziato super-star: alla fine degli anni ’90 l’organizzazione dei grossi congressi si preoccupava di fornire, in modo discreto, guardie del corpo a protezione dei ricercatori più visibili nel campo. La virologia e l’immunologia sono state profondamente trasformate dalla emergenza AIDS: ci è stato possibile capire la complessità della struttura genetica e del comportamento dei retrovirus, e abbiamo notevolmente migliorato la comprensione di numerosi processi immunologici quali, per esempio, quelli inerenti alla funzione timica e alla biologia dei networks citochinico e chemochinico. Ciò deve essere sottolineato con forza, in tempi nei quali il finanziamento per la ricerca in questo settore continua a diminuire: le conoscenze acquisite grazie allo studio del virus HIV, e dei suoi rapporti con l’ospite, hanno avuto importantissime ricadute biologiche e cliniche in campi, quali per esempio la trapiantologia e l’oncologia, apparentemente lontanissimi da quello infettivologico. L’epidemia di AIDS, infine, ha avuto un impatto sulla produzione artistica simile a quello che la tubercolosi ebbe nella seconda metà del XIX secolo: basti pensare a opere come “Angels in America”, a film come “Philadelphia” o “And the band played on” o a musical come “Rent” (la cui protagonista, ammalata di AIDS, non a caso si chiama Mimì), che nel tema finale apertamente rieccheggia la chiusura della “Boheme”.A che punto siamo rispetto ad una cura o ad un vaccino? La ingiustamente svillaneggiata industria farmaceutica (la cosiddetta “Big Pharma”) ha compiuto sforzi straordinari, impiegando immense risorse finanziarie ed umane, che hanno permesso di sviluppare almeno quattro diverse classi di farmaci nel giro di pochi anni (inibitori della trascrittasi, della polimerasi, dell’integrasi e dell’entry). A fronte di ciò appaiono non giustificate le prese di posizione da parte di alcune delle associazioni di pazienti che accusano la Big Pharma di insensibilità. Per quanto concerne lo sviluppo di un vaccino, nulla è purtroppo all’orizzonte. Appare poco probabile che a breve-medio termine l’infezione da HIV possa essere prevenuta con questo tipo di modalità e ciò in conseguenza di alcuni problemi tuttora irrisolti: incertezza rispetto a quali siano i correlati di protezione, assenza di un vero modello animale, mancanza di concordanza su quale costrutto vaccinale utilizzare.Molti, ottimi libri si occupano degli aspetti virologici, immunologici, medici o sociali dell’AIDS, il libro di Jay Levy è il solo ad offrire una visione completa e competente su tutti questi aspetti. Jay Levy lavora alla University of California in San Francisco (UCSF) dai primi anni ’70 e si trovò pertanto all’improvviso nell’occhio del ciclone quando la comunità gay di San Francisco fu investita dal disastro AIDS. Nel 1981, studente al primo anno di corso di laurea in medicina, Jay, ospite dei miei genitori, mi descrisse uno strano cluster di decessi che si erano verificati nel giro di poche settimane tra gli omosessuali della sua città. Già allora Jay sospettava un’etiologia infettiva, ed infatti il suo laboratorio fu uno dei tre che riuscì nell’impresa di isolare quello che chiamarono ARV (AIDS associated retrovirus) dal sangue di pazienti affetti da AIDS. Jay è dunque uno dei veri pionieri nel campo, ed il suo libro è considerato la summa dello stato dell’arte per ciò che concerne la patogenesi e la clinica dell’infezione con il virus HIV. La richiesta di Jay, al quale sia io che Giuliano siamo legati da vecchi vincoli di familiarità (e da comuni esperienze sul campo in Nord Uganda dove avevamo amici in comune: straordinari medici che hanno pagato con la vita la lotta contro l’HIV/AIDS), di curarne la traduzione italiana ci ha dunque onorato ma anche un poco intimorito. Le perplessità sono state superate quando abbiamo capito che sarebbe stato possibile condividere questo progetto con una serie di colleghi che rappresentano, a nostro giudizio, alcune delle più brillanti, giovani personalità nel panorama infettivologico ed immunologico nazionale. Ciascuno di questi colleghi ha tradotto un capitolo del libro, ciascuno di essi ha collaborato con noi con scrupolo e passione ed a tutti loro, oltreché alla preziosa Dottoressa Lia Campolo, redattrice dell’opera, vanno i nostri ringraziamenti.Il libro è aggiornatissimo (soprattutto interessanti sono, a nostro parere, i riferimenti a dati non ancora pubblicati e i frequenti rimandi alle revisioni della letteratura sui diversi temi discussi) e questo, in un campo come quello della ricerca sull’HIV, che è in continua e tumultuosa evoluzione, è un indubbio pregio. Anche durante le fasi finali della traduzione (letteralmente fino all’ultimo giorno) Jay ci ha tempestato di e-mails che chi chiedevano di aggiornare alcune porzioni del libro, e di rimpolpare la già più che corposa (quasi 5000 voci) bibliografia.Il risultato è ora nelle vostre mani: la traduzione italiana della terza edizione di questo libro esce in simultanea con quella cinese, francese, spagnola e portoghese, siamo dunque ancora più felici di essere stati coinvolti in un’operazione di grande respiro, ci auguriamo che possiate apprezzare lo sforzo. Noi, da parte nostra, ci siamo divertiti e abbiamo appreso molte nozioni che, pur lavorando nel campo da più di 15 anni, ci erano sconosciute.

DETTAGLI PRODOTTO  torna su

ISBN: 9788829918904

Titolo: HIV - Patogenesi dell ' AIDS

Autori:

Editore: Piccin

Volume: Unico

Edizione: 2008

Lingua: Italiano

Finitura: Copertina rigida

Misure: 19X27 cm

Pagine: 644

Peso: 1.7 kg

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