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DESCRIZIONE
La chirurgia plastica, dal greco plasticos “modellare, dare forma”, è tradizionalmente definita come la “chirurgia delle forme”, rivolgendosi quindi al trattamento della struttura esterna dell’individuo. A differenza di altre chirurgie, la chirurgia plastica non può essere definita come chirurgia d’organo o distretto, ma è chirurgia di tutto il corpo, dalla cute ai tessuti molli, fino a strutture nobili come i tendini, i vasi e i nervi. Inoltre la chirurgia plastica si contraddistingue per la peculiarità del suo intento, ovvero quello di ricostruire la normalità, con il ripristino tanto dell’aspetto, quanto della funzione. La prima notizia di tecniche di chirurgia plastica risale agli scritti di Celso (53 a.C. – 7 d.C.) che, in diversi passaggi del De Arte Medica, parla di ferite e di tecniche per suturarle; nel capitolo 9 del VII libro viene descritta per la prima volta l’autoplastica, indicata soprattutto per le ferite delle labbra. Nei suoi scritti Celso descrive anche diverse tecniche per la correzione dell’entropion e dell’ectropion palpebrale. Altri cenni alla chirurgia plastica si ritroveranno negli scritti di Galeno (131-201) e del medico arabo Abulcassis (936-1013), fino agli scritti di Guy di Chauliac (1300-1370) che per primo descrisse la sutura secca considerata oggi precursore degli Steri-Strip. In India la chirurgia plastica rivestiva un ruolo particolarmente importante, testimoniato da ben due manoscritti, il Susruta Shamita (600 a.C.) e Ashtanga Hridyans (400 d.C.). Questi manoscritti possono essere considerati come i primi trattati di chirurgia plastica, con accurate descrizioni degli strumenti utilizzati e delle tecniche chirurgiche. In particolare troviamo descritte le tecniche utilizzate per la ricostruzione del naso a seguito della sua amputazione nei soldati sconfitti e nelle donne accusate di adulterio, con la tecnica del lembo frontale, trasmessa di generazione in generazione attraverso alcune famiglie della casta dei vasai (da cui la dicitura “lembo indiano”).
Durante il XV e il XVI secolo, numerosi chirurghi italiani iniziarono a sperimentare diverse tecniche per le rinoplastiche e le ricostruzioni delle labbra e delle orecchie. Nel 1450 un chirurgo di Catania, Gustavo Branca, descrisse tecniche di ricostruzione dei nasi mutilati con cute della regione frontale o della regione geniena, in modo molto simile agli indiani. Probabilmente queste tecniche erano state trasmesse dagli indiani agli arabi che occuparono la Sicilia. Solo in seguito il figlio di Gustavo, Antonio Branca, modificò la tecnica del padre impiegando per la ricostruzione del naso la cute del braccio, inventando così il “metodo italiano”. Tuttavia è con Gaspare Tagliacozzi e con la sua opera De curtorum chirurgia per insitionem (1597) che si diede inizio alla Chirurgia Plastica italiana. Nella sua opera egli descrisse in dettaglio la sua tecnica di ricostruzione del naso, basata sul prelievo di un lembo cutaneo peduncolato dalla faccia mediale del braccio. La chirurgia plastica moderna nasce nel XIX secolo, mutuata in gran parte dalle tecniche di rinoplastiche ricostruttive. Tra i chirurghi che contribuirono allo sviluppo della chirurgia plastica del XIX secolo e all’ampliamento delle sue indicazioni troviamo J.F. Dieffenbach; egli descrisse tecniche innovative di ricostruzione delle orecchie, del naso, delle palpebre, in seguito a ustioni, tumori; inoltre si dedicò alla riparazione delle malformazioni congenite, in particolare delle labio-palatoschisi, mettendo a punto una tecnica di riparazione del labbro che, seppur modificata, resta ancora oggi attuale. Sempre nel XIX secolo ebbero diffusione gli innesti cutanei, prima con i lavori di Reverdin e successivamente con quelli di Lawson e Ollier che proposero l’impiego di innesti cutanei a tutto spessore nel trattamento degli esiti delle ustioni. In seguito, con Thiersch, l’innesto cutaneo si fece più sottile, prelevato con uno strumento simile ad un rasoio; ma è solo con Wolfe e Krause che l’innesto si assottigliò ulteriormente e venne completamente sgrassato. L’impiego degli innesti di cute costituì una delle tecniche ricostruttive fondamentali durante la prima guerra mondiale, ed è proprio in questo contesto che venne inventato e perfezionato il dermatomo, nelle sue varianti manuale ed elettrico. Per quanto riguarda l’inizio del XX secolo, le tecniche di base fin lì descritte vennero ulteriormente perfezionate, senza però grandi innovazioni. In occasione della prima guerra mondiale la chirurgia plastica mostrò uno sviluppo considerevole, soprattutto per quanto riguarda le ricostruzioni dopo traumi facciali, esiti della guerra di trincea. Tra i chirurghi più attivi di quel periodo storico, viene annoverato Sir Harold Gillies, fondatore del centro di chirurgia riparatrice del Queen Mary’s Hospital a Sidcup nel Kent, Inghilterra. Anche la seconda guerra mondiale contribuì ulteriormente allo sviluppo della chirurgia plastica ricostruttiva. Le ferite di guerra non somigliavano a quelle della prima guerra mondiale, i traumi erano più complessi e interessavano tutte le parti del corpo, con ustioni profonde e perdite di sostanza con esposizione ossea. Sir Archibald Mc Indoe, pioniere della chirurgia ricostruttiva con lembi, fondava il Queen Victoria Hospital di East Grinstead, vicino Londra, dove venivano curati i piloti della RAF colpiti in guerra nel difendere i cieli dell’Inghilterra.
Dopo il 1970 la chirurgia plastica fece un notevole balzo in avanti grazie alle applicazioni della microchirurgia, alla messa a punto e allo sviluppo della chirurgia craniofacciale con Paul Tessier, alla realizzazione dell’espansione cutanea con Radovan, allo sviluppo della chirurgia della mano e dell’arto superiore, alla ricostruzione mammaria dopo mastectomia. La chirurgia puramente estetica iniziò a farsi strada soltanto nei primi anni del XX secolo con alcuni chirurghi che scelsero di correggere le imperfezioni del viso e del corpo con interventi che, a quel tempo, venivano praticati più o meno clandestinamente. Tra la fine del 1900 e l’inizio del nuovo millennio, fino ai nostri giorni, la chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica si è andata arricchendo e sviluppando sempre di più, con nuove tecniche e procedure fino ad arrivare alla chirurgia plastica dei nostri giorni, complessa ed in continua evoluzione. La chirurgia plastica interviene su due gruppi di anomalie morfologiche: • le lesioni congenite conseguenti ad anomalie del normale processo di sviluppo embriologico e presenti quindi fin dalla nascita; • le lesioni acquisite, non presenti alla nascita e che sopraggiungono durante il corso della vita. Negli ultimi anni si è assistito spesso ad una identificazione della chirurgia plastica a mera chirurgia estetica, certamente più conosciuta e popolare. Tuttavia, come si può ben intuire, la chirurgia plastica è molto di più ed è allo stesso tempo Chirurgia Ricostruttiva ed Estetica, ricca di sfaccettature e di campi d’interesse. Tra le varie sotto-specialità della chirurgia plastica annoveriamo: • chirurgia dei tumori cutanei; • chirurgia della mammella; • chirurgia del distretto testa-collo; • microchirurgia; • chirurgia delle ustioni; • chirurgia della mano; • chirurgia delle malformazioni pediatriche; • chirurgia post-bariatrica; • chirurgia estetica. Data la vastità dei campi d’interesse della chirurgia plastica, appare chiara l’importanza della collaborazione delle diverse branche chirurgiche con la chirurgia plastica, collaborazione che si dimostra particolarmente importante e necessaria in caso di interventi demolitivi, soprattutto ove sia necessaria una ricostruzione ampia e complessa. Infine, volendo fornire una definizione di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica anche dal punto di vista legislativo, possiamo citare il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, del febbraio 2002, sui Livelli Essenziali di Assistenza o LEA, ovvero le prestazioni ed i servizi che il Sistema Sanitario Nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente; in particolare, secondo l’allegato 2: “sono escluse dai LEA le prestazioni di chirurgia plastica non conseguenti a malformazioni, traumi o neoplasie, etc.”. Tenendo presente quanto definito da tale decreto, la chirurgia plastica ricostruttiva deve essere considerata come quell’atto terapeutico rivolto a pazienti con una diagnosi di patologia, malformativa, traumatica o tumorale, fruibile di diritto nelle Aziende Ospedaliere ed a carico del SSN, distinguendola quindi dalla chirurgia plastica estetica che si rivolge a pazienti sani, che vogliono solo migliorare il loro aspetto. Tuttavia, bisogna tener presente che la linea di confine tra la chirurgia plastica ricostruttiva e la chirurgia plastica estetica può non essere così netta, lasciando alcune condizioni cliniche ai limiti tra le due definizioni.
DETTAGLI PRODOTTO torna su
ISBN: 9788829928682
Titolo: Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica
Autori: D' Andrea - Schoenauer
Editore: Piccin
Volume: Unico
Edizione: 2022
Lingua: Italiano
Finitura: Copertina flessibile
Misure: 19,5x28,5 cm
Pagine: 312
Peso: 1 kg
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